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18/11/2014

"Si può fare.."

"Mettere al centro la persona" è uno slogan che accomuna gran parte delle ambizioni di molti indirizzi di politica sociale da molti anni a questa parte. Nella realtà, invece, le persone con disabilità devono fare i conti con un sistema di risposte sociali frammentato e sempre più rigido, nelle sue regole di accesso e funzionamento. Ricomporre le richieste, le esigenze, i diritti delle persone con disabilità è oggi rappresentabile come un dovere da parte delle istituzioni e servizi pubblici ma anche come una possibilità concreta, grazie alla disponibilità di competenze e strumenti operativi, a disposizione degli operatori sociali. Questi i temi al centro del convegno "Si può fare... idee e strumenti di lavoro per la progettazione personalizzata" organizzato da ProgettaMi in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano che si svolgerà venerdì 21 novembre presso l'ateneo. Interverranno Giuseppe Arconzo e Roberto Franchini.

"Mettere al centro la persona" è uno slogan che accomuna gran parte delle ambizioni di molti indirizzi di politica sociale da molti anni a questa parte. Nella realtà, invece, le persone con disabilità devono fare i conti con un sistema di risposte sociali frammentato e sempre più rigido, nelle sue regole di accesso e funzionamento. Ricomporre le richieste, le esigenze, i diritti delle persone con disabilità è oggi rappresentabile come un dovere da parte delle istituzioni e servizi pubblici ma anche come una possibilità concreta, grazie alla disponibilità di competenze e strumenti operativi, a disposizione degli operatori sociali. Questi i temi al centro del convegno "Si può fare... idee e strumenti di lavoro per la progettazione personalizzata" organizzato da ProgettaMi in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano che si svolgerà venerdì 21 novembre presso l'ateneo.

 

A fare gli onori di casa, Giuseppe Arconzo, ricercatore presso la facoltà di giurisprudenza degli Università degli Studi di Milano e delegato del Rettore per le disabilità e i DSA. Che partirà da un punto di vista diverso per affrontare il tema della presa in carico e della progettazione personalizzata. "Nel nostro ordinamento giuridico, argomenti quali l'inclusione scolastica o lavorativa delle persone con disabilità sono già ben evidenziati", sottolinea il docente. Una sentenza della Corte costituzionale, obbliga i giuristi a fare un passo in più: "In questo dispositivo - spiega Arconzo - si evidenzia come le persone con disabilità non siano una categoria omogenea, al contrario. Per questo motivo necessitano di trattamenti e di interventi personalizzati, finalizzati a conseguire l'obiettivo di una vita indipendente". La normativa nazionale evidenzia chiaramente che i problemi delle persone con disabilità non vanno affrontati "in blocco" per tutta la categoria, ma in maniera individuale e individuando attentamente gli interventi più appropriati per ciascuno.Un problema culturale (e di risorse) prima che normativo. "Purtroppo, mancanza di soldi e la disorganizzazione sono un freno importante ai principi di inclusione che, con fatica, sono stati inclusi nel nostro ordinamento - conclude Arconzo -. E che porta a elaborare una soluzione che vada bene per tutti".

 

"Il tema del progetto di presa in carico personalizzato rischia di essere retorico per diversi motivi" avverte Roberto Franchini, docente di pedagogia speciale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia e responsabile dell'area strategica nazionale per l'Opera Don Orione. "Il problema principale - spiega il docente - sta nel fatto che la normativa lombarda è basata su un'impostazione di tipo problema-soluzione". In questo modo i professionisti che devono prendersi cura della persona con disabilità si trovano a far fronte, volta per volta, a problemi diversi (ad esempio gestione del dolore, cura delle piaghe da decubito,...). E dare a ciascuno la risposta più appropriata. Con interventi che, in molti casi, vanno avanti per tutta la vita. "In questo modo si spezzetta la persona tra diverse agenzie - sottolinea Franchini -. Quando invece servirebbe un progetto di vita che si fonda su valori, desideri e priorità della persona. E non su un paradigma problema-soluzione". Ma per superare questo modello bisogna rivedere alle fondamenta il welfare lombardo e tutto il suo sistema di presa in carico, cambiare i requisiti di accreditamento.

 

Il convegno "Si può fare ... idee e strumenti di lavoro per la progettazione personalizzata" si svolgerà venerdì 21 novembre presso l'Università degli Studi di Milano (via Festa del Perdono 3 - Aula 422) a partire dalle ore 14. L'appuntamento fa parte di un ciclo di tre incontri organizzati da ProgettaMi in collaborazione con l'Università degli Studi che si concluderà venerdì 19 dicembre con un incontro dal titolo "Come passare dall'assistenza all'inclusione" che vedrà la partecipazione di Cristiano Gori (Dipartimento di Sociologia - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Direttore Lombardia Sociale. Da confermare) e Chiara Saraceno (Facoltà di Scienze Politiche - Università degli Studi di Torino). Sono aperte le iscrizioni.

 

ProgettaMi (www.progettami.it) è una esperienza che vede collaborare attivamente e concretamente realtà del terzo settore (LEDHA, LEDHA Milano, Fondazione Idea Vita, Consorzio SIR) con il Comune di Milano e Fondazione Cariplo, al fine di favorire processi di vita indipendente ed inclusione nella società da parte di persone con disabilità intellettiva, anche attraverso periodi di sperimentazione di vita autonoma, al di fuori della famiglia di origine.

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